Dall'Africa all'Appennino: storia del partigiano etiope "Carlo" Abbamagal
L'esperienza della Resistenza ha rappresentato un momento di formazione civile e solidale: un esempio, è fornito dalla composizione multietnica della banda Mario, operante nel nostro territorio, nella zona del monte San Vicino. La storia di questa pagina della Resistenza locale è stata illustrata da Matteo Petracci agli studenti della 3EG, 3F e 3H, nell’incontro, coordinato dalla professoressa Roberta Eugeni e svoltosi presso la Biblioteca d’Istituto, nella mattinata di martedì 23 aprile 2024.
“A very mixed bunch”: John Cowton coniò questa definizione per la sua banda Mario, che raccoglieva uomini e donne di molteplici nazionalità, culture, religioni, tutti uniti nella scelta di riscatto e libertà, nella lotta al nazifascismo.
I partigiani della banda Mario parlavano lingue molto diverse tra loro (italiano, inglese, serbo-croato e le sue varianti, sloveno, polacco, tedesco, boemo, russo, ucraino, arabo, oromo e le sue varianti) e chi non era ateo o agnostico, poteva appartenere alla religione ebraica, cristiana (cattolica, anglicana e coopta) o musulmana. Da M. Petracci, “Partigiani d'oltremare” p. 94
“Carlo” Abbamagal, suddito coloniale etiope, venne trasferito a Villa Spada di Treia, dopo essere stato portato a Napoli per la “Mostra d’Oltremare” del 1940, voluta dal regime fascista per celebrare l’Impero italiano: decise di unirsi alla banda Mario e fu ucciso dai nazifascisti nel nostro territorio maceratese; anche lui è presente nella foto scattata a Roti nell’ottobre del 1943, documento da cui è nata la ricerca storica di Matteo Petracci sui partigiani d’oltremare.
Ci avviciniamo alla ricorrenza del 25 Aprile e questo incontro, rientrante nel progetto d’Istituto “Impronte della memoria” e nei percorsi di educazione civica, ha sollecitato una profonda riflessione sia sul colonialismo e il razzismo, sia sul valore del pluralismo, fondante la nostra Repubblica italiana ed espressamente riconosciuto dalla Costituzione nell'articolo 3, valore testimoniato in modo esemplare dagli uomini e dalle donne della banda Mario, attraverso il loro volontario contributo al fenomeno della Resistenza al nazifascismo.