Sara Ciccarelli, una testimonianza preziosa per le nuove sfide della scuola
Mentre il Liceo ha avviato ormai da due mesi la sua attività, procedendo a passo spedito nell’affrontare le sfide complesse e stimolanti del nuovo anno scolastico, non sembra superfluo fermarsi per una riflessione, affinché l’operosità non diventi attivismo compulsivo, ma strumento attraverso il quale la vita della comunità scolastica prende forma e diventa luogo di formazione e di crescita.
Il post -Covid ci ha presentato una realtà diversa rispetto a quella a cui eravamo abituati, con una fragilità che non riguarda solo gli apprendimenti, ma anche la dimensione personale del singolo, provato dall’isolamento e da un panorama economico e socio-politico assai poco rassicuranti.
Come possa la scuola far fronte a una domanda di senso che appare - oggi in particolare - così urgente nei giovani è una domanda di non facile soluzione. Certamente essa ha a disposizione le discipline, che sono tutte un mezzo potentissimo di riflessione sull’uomo. Ma da sole non bastano, occorre un veicolo che possa portare i saperi al cuore degli studenti, che non li faccia sentire recipienti da colmare con nozioni, ma soggetti di una ricerca che durerà tutta la vita. Questo veicolo sono gli insegnanti. Che certamente non hanno tutte le risposte in tasca - meno che mai in questo periodo - ma che non possono sottrarsi a questo compito arduo e altissimo. In un momento storico in cui, da un lato, la considerazione sociale della professione dell’insegnante sembra in netta flessione e, dall’altro, si richiedono ad essa sempre più competenze, il rischio è quello di sentirsi soli contro un muro insormontabile. Occorre trovare la forza di affrontare un nuovo cammino insieme, recuperare una dimensione collegiale che non è solo quella delle riunioni “tecniche”, ma un senso di appartenenza e uno scopo comune. Dopo gli anni della didattica a distanza si torna a confrontarsi, a scambiarsi opinioni nelle sale professori, lungo i corridoi, e questa è già una ventata di ossigeno fondamentale.
Ma c’è dell’altro: ciascun insegnante sa che può fare affidamento non solo sul suo presente, ma anche sul passato, sulle figure di spessore che lo hanno preceduto e ne hanno in qualche modo segnato il passo. Una di queste figure che il Liceo Leopardi di Macerata vorrebbe ricordare è, senza dubbio, quella della compianta professoressa Sara Ciccarelli, che ha creduto nella sua professione, si è spesa per la scuola e tanto ha avuto a cuore l’istruzione dei giovani da individuare il Liceo come destinatario del suo generoso lascito testamentario. Grazie ad esso, come è stato più volte ricordato, la Scuola può ancora oggi offrire dei premi per gli iscritti al primo anno che hanno ottenuto il massimo dei voti al termine della Scuola Secondaria di I grado e agli iscritti al IV anno che hanno ottenuto, al termine del III anno, una media superiore al 9, nonché usufruire di un’aula multimediale con trenta postazioni pc e altre attrezzature informatiche.
Il gesto di Sara Ciccarelli è una testimonianza preziosa del fatto che la scuola - con tutti le sue criticità - è stata e continua ad essere una comunità educante, nella quale il valore del singolo non deve oscurare, ma, al contrario, mettere in risalto e far fiorire le potenzialità dell’altro. Guardando a questi esempi, forse, è possibile ripartire insieme per trovare un nuovo e proficuo dialogo con la generazione z.